Gianluca Livi, co-fondatore degli Anno Mundi, con i quali dal 2011 ha pubblicato due vinili auto prodotti e un cd stampato e distribuito da BTF/Earshock, vantando partecipazioni alle compilation “Kissed By Kiss” e “Metal Years”, edite da Celtic Moon Records e Ace Records, esordisce con l’album “Fleeting Steps”, uscito per i tipi della Eclectic Productions.
Dopo aver abbandonato l’hard rock, Gianluca Livi compie oggi scelte del tutto trasversali, in bilico tra ambient e sperimentazione, elevando a fonte di ispirazione le criptiche elucubrazioni del Peter Gabriel ad indirizzo strumentale, l’espressionismo dei Tangerine Dream più enigmatici, il magnetismo multi strutturato dei frippertronics, l’oscura propensione dei Goblin più cupi e anti conformisti.
Esprimendo il suo libero concetto di musica visionaria, a tratti sediziosa, talvolta allucinata, egli demolisce schemi precostituiti e modella utopistici archetipi a vocazione intimista, riducendo ai minimi termini l’utilizzo del suo strumento, la batteria, optando invece per l’impiego di percussioni elettroniche, con largo ricorso a sonorizzazioni di vario tipo, laptop e noise puro.
I suoi obiettivi sono stati perseguiti anche grazie al sostegno della citata Eclectic Productions, unica label italiana in grado di pubblicare lavori così anticonformisti e controtendenza, e all’ausilio di un maestro dello specifico genere, Stefano Pontani, pregiatissimo chitarrista ad inclinazione empirica che, oltre a vantare trascorsi in seminali band di prog (Ezra Winston, VU-Meters) e fusion (Anagramma), è entrato a testa alta nel mondo delle colonne sonore (ha infatti co-firmato la sonorizzazione de “L’ultima lezione”, film vincitore di un Golden Globe Award), ha introdotto per primo il guitar synth nella compagine progressiva ed è il solo capace di tradurre i dati geofisici in musica (con un processo che consente, realizzando in diretta un sondaggio TEM e previa attuazione di opportuni procedimenti di sonificazione, di concretizzare in note musicali la particolare geologia di un determinato luogo).
Il progetto è completato da Domenico Dente, bassista ipnotico e seducente che vanta una fugace presenza nel nuovo album dei citati Anno Mundi e Massimo Sergi, raffinato artista capace di passare con disinvoltura dai minimalismi suggestivi e malinconici del piano, a schizoidi elucubrazioni di sintetizzatori nevrotici e stralunati.
Sito Ufficiale di Gianluca Livi: cliccate qui.
Recensione Album “Fleeting Steps”
“Fleeting Steps” di Gianluca Livi è un album che funge come punto di snodo nevralgico di innumerevoli citazioni e ispirazioni sonore, in esso sono contenuti tutti gli elementi generazionali che hanno caratterizzato l’evoluzione della musica moderna, dalle registrazioni su nastro al pianoforte, dai sintetizzatori a inusuali dilatazioni temporali con la chitarra, dalla batteria acustica agli strambi effetti di oscuri moduli sonori.
“Fleeting Steps” è un album caratterizzato da forti contrasti, avremo spesso un alternarsi respirante di atmosfere sognanti, consonanti e serene con campioni audio incerti e destabilizzanti, lick di chitarra e sintetizzatore a volte graffianti a volte distanti, tutto questo contribuisce a dare un carattere particolare a questo album, in grado di mutare l’ambiente circostante in qualcos’altro, distante e fermo nel tempo, raccolto, ma mai senza intenzione.
Ed è proprio con queste atmosfere lucenti e oscure insieme che inizia l’esplorazione dalla prima traccia: “Birth of a Flower“. Possiamo percepire la volontà di rappresentare realmente l’emozione di una nascita di un fiore in una desolata landa post apocalittica, i suoni lucenti di sintetizzatore si fanno timidamente strada nel tempo dando vita a un germoglio sonoro che ricorda le dolcezze musicali di Mort Garson in Plantasia.
Se nella prima parte possiamo ascoltare il fiore sonoro che germoglia speranzoso e vittorioso nel panorama devastato dall’atomo nella seconda parte si sperimenta la solitudine dell’esistenza in un mondo che ormai non è più come prima.
“Fujiko Mine Part 1” offre un radicale cambio di atmosfera e ci proietta in un sogno cavernoso e cupo nel quale si alternano respirando organi dai richiami progressive, synth e bassi dilatati portati avanti da un groove elettroacustico ipnotico, generando anticipazione che tuttavia non viene soddisfatta lasciando l’ascoltatore “appeso” verso il brano successivo.
“Irrational Thoughts“, uno dei brani che con più efficacia veicola le sensazioni sinistre e paranoiche del disagio della solitudine, l’isolamento. La tristezza del pianoforte viene gradualmente sostituita da penetranti sostenuti di chitarra distorta, come un episodio psicotico che si fa strada attraverso la “sanità”.
Con “Zero Gravity In My Lair” entriamo nella seconda parte dell’album, la traccia è decisamente lunga e pittura sonoricamente un quadro molto suggestivo, suoni galleggianti ed echeggianti fanno immaginare una stazione spaziale abbandonata le cui pareti di metallo stridono nello spazio vuoto dopo il passaggio dell’umanità. Gli archi dilatati nel tempo e le chitarre creano interessanti contrasti con le texture sintetizzate e i pad armonici, stelle e punti luminosi si accendono e si spengono nel panorama, dando quasi la sensazione di essere sdraiati, sospesi, guardando nelle profondità del cielo infinito.
Con “Lost In Space” tocchiamo personalmente il vuoto siderale intravisto nella precedente traccia, il riverbero e gli echi distanti evocano una atmosfera di accettazione e rasserenamento, la cessazione della lotta. L’ingresso della batteria acustica in un primo momento spezza l’atmosfera “wide” essendo molto asciutta, si sarebbe desiderata della percussione elettronica, tuttavia poco dopo essa rientra nella coerenza del pezzo e crea un groove interessante con il basso sintetizzato, sfumato velocemente da schitarrate a perdersi nell’etere.
Menzione particolare merita la penultima traccia: “Talkin To An Alien About“, essa è una vera e propria esplorazione e “traslazione” della realtà sonora in numerosi modi, note di piano destabilizzanti, shifting armonici dal sapore “modulare” e ampio uso di quasi ogni tipo di modulazione disponibile oggi, l’uso di strumenti elettronici modulati e di pianoforte e chitarra da effettivamente l’impressione di un dialogo tra due intelligenze opposte, l’acustico e l’elettronico; è una cosiddetta “ear candy” per la fitta presenza di modulazioni e “giochi”, senza dubbio una delle tracce migliori dell’album che si conclude con “Fujiko Mine Part 2“, breve, delirante ed allucinato epilogo di un altrettanto allucinato e alieno album che merita senza dubbio di essere ascoltato.
Tracklist:
1 – Birth Of A Flower (In A Post-Atomic Landscape) – Part 1 (Livi/Pontani) – 7:48
2 – Birth Of A Flower (In A Post-Atomic Landscape) – Part 2 (Livi/Sergi) – 5:11
3 – Fujiko Mine – Part 1 (Livi/Dente) – 2:38
4 – Irrational Thoughts (Livi/Sergi) – 4:52
5 – Zero Gravity In My Lair (Livi/Pontani) – 10:46
6 – Lost In Space (Livi/Dente) – 3:43
7 – Talkin’ To An Alien About Eternity (Livi/Pontani) – 14:27
8 – Fujiko Mine – Part 2 (Livi) – 1:33
Ascoltate “Lost in Space” tratto dall’album “Fleeting Steps” di Gianluca Livi qui di seguito: