Venerdì scorso sulla pagina Facebook del Siren Festival è apparso il logo della quarta edizione, quella targata 2017.
Ecco la lista con alcuni motivi per non perdere l’esibizione dei primi musicisti noti.
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Allah Las
Non andrebbe persa la possibilità di assistere dal vivo a un concerto di questa band californiana, perché riesce a far immergere completamente lo spettatore in atmosfere psichedeliche in salsa garage – non accade proprio tutti i giorni, no? – citando i migliori anni ‘60 americani ma riuscendo comunque ad essere credibile qui e ora.
Apparat
Lo sappiamo, la figura del produttore tedesco non ha bisogno di presentazioni. Sicuramente è un talento che spesso si può apprezzare dal vivo, in Italia e all’estero, da solo o come Moderat in tandem con i Modeselektor, ma non perderemmo questa occasione, se non altro perché non sarà in un club fumoso ma a due passi dal mare.
Arab Strap
Perché gli scozzesi Aidan Moffat e Malcolm Middleton si sono ritrovati l’anno scorso, dopo dieci lunghi anni di separazione e anche perché sono più in forma che mai. Dal vivo proporranno i pezzi che lungo una carriera ventennale hanno dato nuovo senso al connubio tra pop-rock e downtempo. Le sorprese, però, sono assicurate, perché ogni loro esibizione può trasformarsi da rock in elettronica, senza soluzione di continuità.
Baustelle
I primi italiani annunciati andrebbero ascoltati, oltre che per il loro peso specifico all’interno del filone indie-art-rock nazionale, per godere dal vivo delle canzoni del loro ultimo disco “L’amore e la violenza” che suona allo stesso tempo classico e synth-pop; impegnato e leggero; demodé e attuale. Per dirla con le parole del leader, Francesco Bianconi, è un disco “oscenamente pop”. Sentire per credere.
Daniel Miller
Come si fa a perdersi l’esibizione del produttore e dj inglese nonché – menzione d’onore – fondatore della “Mute Records”? Un gusto trasversale il suo (Cabaret Voltaire, Depeche Mode, Moby, Nick Cave e Wire giusto per limitarsi ai più noti) e un’indole a miscelare umori industrial con la fisicità dei suoni techno.
Trentemøller
Il talento del produttore danese è noto, così come l’impatto che suscita quando si esibisce da solo o con la sua band, miscelando suoni sintetici e ritmi suonati con strumentazione rock, tributando le new wave e il punk ma anche certo minimalismo elettronico, senza mai scadere in revival di sorta ma coniugando al presente il verbo musicale con il quale è cresciuto.